Tra tombe dotate di stucchi, affreschi e mosaici, la visita mira a valorizzare l’aspetto sociale e antropologico del sito. Lo straordinario stato di conservazione dei reperti osteologici combusti, rimasti all’interno delle urne cinerarie in ceramica, vetro e marmo dal momento dello scavo nel 1917, costituisce un’occasione unica di studio delle condizioni di vita e delle cause di morte della popolazione sepolta nei colombari della necropoli. Le numerose iscrizioni funerarie parlano di un ceto medio di artigiani e mercanti, di liberti imperiali e militari spesso di origine servile, con nomi orientali o greci. Le storie dei personaggi ricordati nelle dediche documentano alcune forme di inclusività della società antica: la piccola Valeria Restituta, compianta da due diversi padri; l’emancipata Livia Nebris, che dedica la tomba al suo convivente; lo scheletro di un altro bimbo, segnato da una disabilità da trauma e da cure amorevoli, che non hanno poi impedito di cambiare il suo destino.