Annia Regilla - Sant’Urbano
Una costruzione cristiana, dedicata alla devozione del papa Urbano VIII, edificata su di una delle strutture del complesso intitolato alla memoria di Annia Regilla nel 140 d. C. e alle divinità dell’oltretomba.
Tra il II e il III miglio della via Appia si estendevano proprietà agricole della famiglia degli Annii una delle più nobili e antiche della città, discendente dagli Attilii Regoli, che annoverava tra i suoi membri l’imperatrice Annia Galeria Faustina, moglie di Antonino Pio, e l’omonima figlia, moglie di Marco Aurelio. Una parte di questi beni fu portata in dote da Annia Regilla come fundus dotalis quando nel 140 d. C. andò in sposa ad Erode Attico, retore e filosofo di nobile famiglia ateniese, precettore dei futuri imperatori Marco Aurelio e Lucio Vero,.
Alla morte di Annia nel 160 ca. Erode fu accusato dal fratello di quella di averla uccisa. Processato e assolto, entrò in possesso delle proprietà sull’Appia e le dedicò in memoria della moglie alle divinità dell’oltretomba, dando a esse il nome di Triopio (link); all’interno di questo territorio furono innalzati varie tipologie di edifici.
Al centro di un’area porticata, di cui quasi nulla si conserva, sorse un piccolo tempio costruito in laterizio, poggiante su un podio preceduto da una scala di sette gradini oggi interrati; la cella è preceduta da un portico sulla fronte sostenuto da quatto colonne con capitello corinzio e dalla trabeazione in marmo pentelico; al di sopra della trabeazione due cornici in cotto inquadrano un alto attico laterizio coronato in facciata da timpano con decorazioni e mensole anch’esse laterizie.
La cella ad ambiente unico è coperta da volta a botte ornata da cassettoni; lungo le pareti corre una fascia a riquadri scanditi da pilastri, sopra la quale è un fregio di armi realizzato a stucco.
All’interno del tempio furono dedicate statue a Cerere, alla diva Faustina, moglie di Antonino Pio, e alla stessa Annia Regilla, eroizzata dopo la morte.
Nel corso del IX secolo l’edificio venne trasformato in oratorio cristiano; a quell’epoca risale l’affresco di una Madonna col bambino, che decora la parete della cripta.
Nella cella i riquadri delle pareti presentano decorazioni pittoriche riferibili al sec. XIV con restauri nel XVII.
Nel 1634 la chiesa di proprietà dei Barberini e denominata Sant’Urbano per devozione del papa Urbano VIII, fu da questi restaurata; il portico venne tamponato con murature laterizie, nelle quali si aprono tre finestre in alto e due ai lati dell’ingresso e sul colmo del tetto fu costruito un piccolo campanile a vela.