Villa Aldobrandini

veduta di villa Aldobrandini

Situata in prossimità della piazza del Quirinale, la villa, dal 1926 proprietà dello Stato, si presenta come un giardino pensile, racchiuso da muraglioni, in prossimità di via Nazionale e via Quattro Novembre.

Vi si accede da una via laterale, via Mazzarino, attraverso una ripida scalinata che si inerpica tra ruderi antichi della fine del I secolo. L’apertura di via Nazionale, realizzata dopo il 1870 in seguito all’avvento di Roma Capitale, comportò la drastica riduzione delle estese proprietà della villa, (che con i suoi orti arrivava in prossimità del Casino Pallavicini-Rospigliosi accanto alla piazza del Quirinale) riducendo il territorio alle dimensioni attuali. Nel secolo scorso il palazzo e parte del giardino, furono assegnati all'Istituto Internazionale per l'Unificazione del Diritto Privato.

Dove si trova: Municipio I, Rione I - Monti
Epoca: XVI-XIX secolo
Estensione: 8000 mq
Ingressi: via Mazzarino 11 (accesso con rampe di scale)

Nel 1566 monsignor Giulio Vitelli, originario di Città di Castello, acquistò una vigna, con orti ed alcuni edifici a Monte Magnanapoli, dai genovesi Luca e Giovanni Battista Grimaldi.

La villa comprendeva, secondo lo schema cinquecentesco, un edificio, un giardino segreto e un parco che si estendeva fino al palazzo del cardinale Scipione Borghese (poi palazzo Pallavicini Rospigliosi). Giulio Vitelli affidò i lavori di restauro e abbellimento della Villa all'architetto Carlo Lambardi che ampliò il portone di ingresso costruendovi sopra una loggia: si tratta del padiglione su largo Magnanapoli (angolo con via Panispera), dal quale si arrivava al prospetto principale del palazzo attraverso una via coperta con cordonata oggi non più visibile.

Nel 1600 Clemente Vitelli, figlio di Giulio, vendette la Villa a papa Clemente VIII (1592-1605), e questi la donò l'anno successivo al nipote, il cardinale Pietro Aldobrandini. Giacomo Della Porta, architetto di fiducia del nuovo proprietario, dotò il palazzo di scale e logge e di una facciata continua sul giardino. Questo fu arricchito con alberi ad alto fusto, in parte ancora esistenti. I viali furono arredati con statue (oggi in copia), vasi, cippi, sedili, alcune fontane e una peschiera (oggi non più esistente). Tutti i lavori, per i quali il cardinale impiegò una grande quantità di denaro, vennero condotti, anche se non del tutto finiti, in un lasso di tempo molto breve tra il 1601 e il 1602.

Ai piani superiori del palazzo era ospitata una ricchissima collezione di opere d'arte lasciate in eredità al cardinale nel 1598 dalla duchessa di Urbino, Lucrezia d'Este, con cui lo stesso Aldobrandini aveva trattato la donazione di Ferrara alla Santa Sede.

Dopo la morte del cardinale, la Villa passò per via ereditaria alle famiglie Pamphilj e Borghese, che spostarono nelle Gallerie dei propri palazzi gran parte della collezione Aldobrandini.

Tra il 1811 e il 1814 la Villa fu sede del governatore francese a Roma, conte Sextius de Miollis, acquistando nuova importanza, ma subito dopo tornò in mano degli Aldobrandini, che la tennero fino al 1926 quando - ormai ridotta di dimensioni per l'apertura di via Nazionale - passò allo Stato italiano.

Negli anni Trenta, infine, l'architetto Marcello Piacentini aggiunse a destra del portone che oggi rappresenta l'entrata principale del palazzo, su via Panisperna, un corpo neocinquecentesco.

Il palazzo e parte del giardino, oggi recintati e chiusi al pubblico, furono assegnati all'Istituto Internazionale per l'Unificazione del Diritto Privato; il resto del parco, con i tre padiglioni, è passato al Comune di Roma che, su progetto di Cesare Valle, fece costruire nel 1938 una scalinata per il nuovo ingresso pubblico su via Mazzarino.

Dal novembre 2013 all’aprile 2016  la Villa è stata chiusa al pubblico  per effettuare interventi di restauro del giardino e degli arredi artistici. I Lavori, che hanno riguardato  anche la messa in sicurezza di tutta l’area, sono stati realizzati dal Dipartimento Tutela Ambientale-Servizio Giardini di Roma Capitale e dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali.

La collezione

Ormai divisa e trasferita in altre sedi e musei, la collezione ospitata nella villa era formata da alcuni pezzi particolarmente importanti. Vi erano quadri di Giovanni Bellini, Tiziano, Dosso Dossi e più in generale della scuola veneta e ferrarese, oltre a quella dei Carracci, di Raffaello e dell'ambiente romano. In sostanza, offriva un panorama di ampio profilo della produzione pittorica italiana cinquecentesca e degli inizi del Seicento.

Nel padiglione cinquecentesco era collocata la pittura di epoca romana raffigurante una scena nuziale, universalmente nota come "Nozze Aldobrandine", venuta in luce nel 1601 "a Santo Giuliano", nel Rione Esquilino ed ora conservata ai Musei Vaticani.

Bibliografia essenziale

C. Benocci, Villa Aldobrandini a Roma, Roma 1992
M. Sapelli, Restauri in Palazzo Aldobrandini a Magnanapoli. Le statue sulla balaustra, Roma 1997
C. Benocci, Il nuovo museo della Villa Aldobrandini, in "Bollettino dei Musei Comunali di Roma", n.s., XIII, 1999, pp.147-170
C. Benocci, La fortuna delle innovazioni estensi dei giardini del Quirinale in alcune ville romane tra Cinquecento e Seicento, in "Strenna dei Romanisti", 2001, pp.33-57
C. Benocci, Il giardino di Villa Aldobrandini a Monte Magnanapoli in un quadro secentesco ed un'ipotesi per Gaspare Vanvitelli, in "Strenna dei Romanisti", LXIV, 2003, pp.27-43
C. Benocci, Villa Aldobrandini, in A. Campitelli (a cura di), Verdi Delizie. Le ville, i giardini, i parchi storici del Comune di Roma, Roma 2005, pp.23-26

Orario: 

dalle 7.00 al tramonto

Alla villa si accede solo tramite scale

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