Sepolcro di Marco Virgilio Eurisace

Sepolcro di Marco Virgilio Eurisace

La struttura è visibile a ridosso di Porta Maggiore, costituita da un basamento in tufo dell’Aniene e travertino sormontato da una muratura in opera a sacco rivestita da blocchi di travertino.

Il sepolcro del fornaio Eurisace e di sua moglie Atistia sorgeva nello spazio compreso tra le vie Labicana e Prenestina che ne determinarono la pianta quadrilatera irregolare. Attualmente è visibile a ridosso di Porta Maggiore, subito fuori della porta. La struttura, parzialmente conservata, è costituita da un basamento in tufo dell’Aniene e travertino sormontato da una muratura in opera a sacco rivestita da blocchi di travertino. Il rilievo in marmo dei due coniugi, oggi conservato nei Musei Capitolini, era collocato probabilmente nella facciata est oggi perduta a seguito dei lavori di demolizione delle torri onoriane della Porta Labicana - Prenestina. Caratteristica del monumento sono le cavità circolari, disposte nella parte superiore, che simboleggiano le impastatrici utilizzate nei forni. Tali elementi compaiono raffigurati anche nel fregio dove sono rappresentate le varie fasi della panificazione alla presenza del proprietario Eurisace e di funzionari dello Stato.

Il cognome Eurisace, di origine greca, rivela la condizione di liberto di Marco Virgilio, il quale si era arricchito con l’attività pistoria e aveva voluto lasciare memoria della sua professione nell’apparato figurativo del sepolcro. Infatti nell’iscrizione posta sul lato ovest, e ripetuta sostanzialmente uguale sui tre lati rimasti, si legge: est hoc monimentum Margei Vergilei Eurysacis pistoris redemmptoris apparet (questo è il sepolcro di Marco Virgilio Eurisace, panettiere, appaltatore di forniture pubbliche e apparitore – ossia ufficiale subalterno di un sacerdote o di un magistrato).

Le urne, che contenevano le ceneri dei defunti (delle quali una sola è stata rinvenuta, ora conservata presso il Museo Nazionale Romano), erano realizzate a forma di canestro ed erano collocate probabilmente nel lato orientale oggi perduto.

La copertura, attualmente non conservata, era probabilmente a piramide, come può vedersi in una ricostruzione di L. Canina.

Il sepolcro si data tra la fine dell’età repubblicana e i primi anni dell’età augustea (30-20 a.C.).

Esso fu successivamente inserito in una delle torri di guardia delle Mura Aureliane all’epoca di Onorio e fu riportato alla luce solo nel 1838 in occasione della demolizione delle strutture pertinenti alla Porta Labicana.

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