Presentazione
Come scrisse A.S. Romer nel 1966 nel suo Vertebrate Paleontology, “one of the most spectacular
stories in mammalian evolution is that of the order Proboscidea”. Infatti, nel corso
del loro lungo e complesso iter evolutivo di approssimativamente 55 milioni di anni, i proboscidati
hanno sperimentato le vie più diverse, con almeno tre radiazioni, che hanno dato
origine a fenomeni di convergenza evolutiva, a forme estremamente specializzate, a taxa di
difficile inquadramento filogenetico. I proboscidati hanno abitato i più diversi ambienti,
anche estremi, da quelli semiacquatici degli antichi meriteri, ai deserti, alle foreste pluviali,
alla savana, alla tundra, raggiungendo un’amplissima distribuzione geografica. In questa
capacità di adattamento e di diffusione sono simili ai ben più recenti Primati, che con Homo
spp. rappresentano l’altro polo del binomio a cui si rivolge il congresso di cui presentiamo
qui i pre-Atti.
La decisione di svolgere in Italia il 1° congresso “La Terra degli Elefanti – The World of
Elephants” è giustificata dall’eccezionale qualità dell’evidenza paleontologica e archeologica
di siti ad Elephas (Palaeoloxodon) antiquus. La stessa città di Roma, ed i suoi dintorni,
è caratterizzata da giacimenti particolarmente significativi ed è sede di importanti
musealizzazioni di siti, quali La Polledrara di Cecanibbio (Torre in Pietra, Roma, ca. 350
ka) e Rebibbia - Casal de’ Pazzi (Roma, ca. 250 ka), che saranno prossimamente aperti al
grande pubblico.
Questo contesto ha portato un folto gruppo di ricercatori (paleontologi, archeologi, geologi),
che da anni si occupa degli studi sulla Campagna Romana, a tirare le somme di più di
un secolo di attività scientifica, per arrivare ad una visione globale dell’evoluzione del clima
e dell’ambiente durante il Pleistocene e dell’interazione tra l’uomo e gli elefanti.
Tra i temi che sono stati proposti per il congresso, i seguenti hanno avuto un riscontro particolarmente
forte nella comunità scientifica internazionale:
- Le più recenti ipotesi ed acquisizioni sull’origine e sulla sistematica del gruppo dei proboscidati
- Le complesse problematiche connesse ai processi di riduzione di taglia degli elefanti in ambiente insulare
- Le nuove tecniche di analisi e i nuovi approcci metodologici che concorrono a meglio definire una visione globale della sistematica del gruppo
- La più accurata definizione dell’ambiente in cui vivevano gli elefanti e, in particolare, della cosiddetta steppa a mammut
- L’interazione tra i gruppi umani e gli elefanti evidenziata per un arco di circa due milioni di anni dalla presenza di resti di carcasse associate a manufatti preistorici.
- L’utilizzazione di ossa di elefante, che vengono scheggiate per produrre strumenti fin dal Paleolitico inferiore e addirittura impiegate come materiale da costruzione nel Paleolitico superiore
- L’utilizzazione dell’avorio e in particolare dell’avorio di mammut nella penisola italiana durante l’età del Bronzo
- L’impatto degli elefanti sull’immaginario collettivo in epoca storica, sin dall’epoca romana
- I problemi della conservazione delle specie di elefanti tuttora viventi
Sessioni scientifiche
Nella sessione A viene proposto un quadro globale degli aspetti che caratterizzano la
Campagna Romana dal punto di vista geologico, geomorfologico, paleontologico e archeologico
durante il Quaternario. Particolare attenzione è data all’evoluzione geologica e
paleoambientale, ai cambiamenti faunistici e alle più antiche testimonianze della presenza
umana. Viene presentato un primo tentativo di sintesi riguardante l’industria litica, compreso
l’aspetto tecnologico. Lo studio di alcuni siti della Campagna Romana, tuttora in
corso, permette inoltre di affrontare in una luce diversa conoscenze già acquisite e anche di
evidenziare i problemi scientifici ancora aperti, legati in particolare ai tipi umani più primitivi
ed al ruolo che i gruppi umani hanno svolto nelle guilds a mammiferi.
Le sessioni B1-2-3 riguardano i proboscidati ed il loro ambiente nel Plio-Pleistocene e forniscono
una sintesi dell’evoluzione del popolamento in varie aree geografiche del Vecchio
e del Nuovo Mondo. Di particolare interesse la presentazione di siti dell’Africa Orientale,
dove l’interazione uomo-elefante è documentata già quasi 2 milioni di anni fa. Il moltiplicarsi
di ritrovamenti di industria litica associata a resti di carcasse riapre il problema dello
sfruttamento delle risorse animali in epoche così antiche; suggerisce inoltre una grande
attenzione da parte dei gruppi umani per le opportunità di scavenging che via via si offrivano,
anche in concorrenza con l’attività di altre e assai agguerrite specie carnivore.
La presentazione di siti recentemente scoperti consente, non solo di vedere in una nuova
prospettiva aspetti tafonomici e paleoambientali, ma conferma l'esistenza di una prima
colonizzazione umana del continente europeo datata 1 Ma o più, nonché una continuità di
insediamento a partire da almeno 600 ka.
Alcuni problemi di carattere tassonomico risultano ancora insoluti: non vi è per esempio
accordo tra gli specialisti sul rango tassonomico, generico o sottogenerico, attribuito a taxa
quaternari estremamente rappresentativi quali Archidiskodon e Palaeoloxodon.
La sessione B4 riguarda il Pleistocene superiore con un ampio spazio dedicato agli studi
sulla cosiddetta Steppa a Mammut, sia nelle sue varie accezioni paleoambientali, che per
quanto attiene il popolamento faunistico e le testimonianze archeologiche. Vengono proposti
studi di dettaglio, anche sui micromammiferi, uccelli ed invertebrati, mentre alcuni contributi
danno la possibilità di una visione innovativa del comportamento del mammut stesso.
Importante inoltre la documentazione relativa alla presenza di ambienti consimili anche
a latitudini relativamente basse e addirittura nell’area mediterranea.
Non mancano peraltro comunicazioni e posters dedicati a specie diverse di elefanti,
dall’Estremo Oriente all’Africa al Nuovo Mondo. Sembra delinearsi un certo consenso sul fatto
che parte almeno degli elefanti, specie gli individui giovani, trovati nei siti del Paleolitico superiore,
dal Nuovo Mondo all’Asia all’Europa, possano essere stati oggetto di caccia attiva da
parte dei gruppi umani. Questo non esclude peraltro la pratica opportunistica dello scavenging.
Un problema ancora aperto riguarda la taglia degli ultimi Mammuthus primigenius, incluse
le forme insulari delle isole Wrangel (Russia), anche alla luce della presenza di esemplari
di taglia particolarmente piccola in specie attuali e della separazione di Loxodonta cyclotis
a livello di specie, discussa da J. Shoshani nel corso dell'8° Congresso Teriologico (Sun
City, South Africa, Agosto 2001).
Nella sessione C si discute di quanto gli elefanti abbiano inciso nel corso dei millenni come
immagine e come simbolo, di quante leggende siano nate, e di quanto sia difficile in alcuni
casi una corretta interpretazione dei dati. Le vicende legate alla accettazione, mancata
accettazione, o deformazione, delle informazioni che li riguardavano, sia come specie
viventi che come specie estinte, sono indicative delle difficoltà di comprensione da parte
della comunità scientifica delle diverse epoche del passato.
Workshops
Di grande respiro ed interesse anche i temi trattati nei workshops in cui si possono riconoscere
tre tematiche principali: l’origine e l’evoluzione sia dei taxa più antichi sia di specie
in ambienti particolari come quello insulare; l’utilizzo a vario titolo dei resti di elefante,
compreso l’avorio, da parte dei gruppi umani del Paleolitico e di fasi più recenti della preistoria;
la tutela e la conservazione delle specie attuali.
Nuovi dati sono emersi sull’origine del gruppo e la differenziazione dei taxa più antichi. E'
ormai evidente come nuove tecniche di analisi siano sempre più utilizzate per tentare di
definire i rapporti filogenetici. Accanto ai classici approcci morfologici e biometrici, tendono
ad affermarsi sempre più le metodologie avanzate, in primis gli studi del DNA.
Inoltre, elementi di dettaglio quali ad esempio quelli sull'apparato ioide, la struttura di smalto
e dentina, le linee di Schreger si rivelano invece di grande utilità per una identificazione
almeno a livello generico o addirittura come supporto ad ipotesi filogenetiche.
Uno dei maggiori problemi che rimangono comunque aperti riguarda i taxa endemici delle
isole e la loro sistematica, che risulta ancor più complessa laddove è difficile stabilire tempi
e vie di colonizzazione, nonché la ancora dibattuta dinamica del processo che porta alla
riduzione di taglia.
Da un punto di vista più strettamente archeologico, emerge un uso della scheggiatura dell’osso
di elefante, e in qualche caso dell’avorio, molto più diffuso di quanto si ritenesse in
precedenza: compare infatti già nel Paleolitico inferiore, ma è ben attestato anche durante
il Paleolitico superiore, generalmente meglio noto per i manufatti di materia dura animale
lavorati per abrasione e levigatura. Nel caso poi dell’età del Bronzo, sono proprio le nuove
tecniche messe a punto in ambito paleontologico ad aprire nuovi orizzonti per quanto
riguarda una diversa fonte di avorio, e quindi un diverso orientamento di traffici e scambi
economici.
Da quanto sopra tratteggiato, risulta anche evidente la necessità di preservare, anche per le
generazioni future, alcune almeno delle più significative testimonianze, archeologiche e
paleontologiche, della interazione tra proboscidati e Homo spp. In questo senso, la musealizzazione
di La Polledrara di Cecanibbio e di Casal de’ Pazzi, è la premessa, ma anche la
conclusione, dei lavori del Congresso.
Molto è stato fatto, ma molto ancora rimane da fare. Si può quindi sperare che questo sia
solo il primo di una serie di incontri, che servano in futuro a ancor meglio evidenziare lo
stretto legame tra clima, ambiente, evoluzione dei taxa e della struttura delle paleocomunità,
nonché lo sviluppo dell’interrelazione uomo-elefanti attraverso le varie fasi della preistoria
e della storia, fino all’attuale gestione delle specie.
Buon lavoro e arrivederci al 2nd International Congress “The World of Elephants”.
Giuseppe Cavarretta, Patrizia Gioia, Margherita Mussi e Maria Rita Palombo
Roma, Ottobre 2001
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