Raffaele de Vico architetto e paesaggista. Un “consulente artistico” per Roma
La Sovrintendenza Capitolina dedica alla figura di Raffaele de Vico un volume di “ROMARCHITETTONICA”, collana di studi sugli architetti del Comune di Roma. Il volume è a cura di Alessandro Cremona, Claudio Crescentini e Sandro Santolini.
Frutto della sinergia con l’Archivio Capitolino e altri archivi di Roma Capitale, questo volume, cui hanno contributo esperti e studiosi, rende omaggio alla figura e all’opera di de Vico (Penne 1881 – Roma 1969) offrendo spunti di approfondimento per la conoscenza della sua attività creativa.
Architetto e progettista di giardini, de Vico fu una personalità determinate per l’immagine urbana di Roma dagli anni Venti agli anni Cinquanta del Novecento. Nel 1907 si diploma professore di disegno architettonico all’Accademia di Belle Arti di Roma. Nel 1915 vince il posto per “Aiutante tecnico di III classe” al Comune di Roma e contemporaneamente si aggiudica il concorso progettuale per un serbatoio d’acqua a Villa Borghese, che avrebbe successivamente realizzato (1923-25). In questo volume viene ripercorsa la sua attività nell’Amministrazione comunale che ha segnato la storia del verde pubblico romano nella prima metà del secolo scorso.
Tra le sue progettazioni si ricordano gli interventi a Villa Borghese (per un ventennio a partire dal 1916), il Parco della Rimembranza a Villa Glori (1923-1924), i progetti per i parchi Flaminio (1924), del Colle Oppio (1926-1927), di Testaccio (1931), di Ostia Antica (1929-1930), di Santa Sabina sull’Aventino (1931), di Castel Fusano (1932-1937) e Cestio (1938). Sue sono le ideazioni dei giardini di Villa Caffarelli (1925), di Villa Fiorelli (1930-1931) e Villa Paganini (1934), del Parco degli Scipioni (1929) e del Parco Nemorense (1930), nonché quelle per i giardini dell’allora via dell’Impero e di via Alessandrina (1933) da affiancare alle esedre arboree realizzate per la sistemazione di piazza Venezia (1931), del raffinato “giardino-fontana” di Piazza Mazzini (1925-1926), fino ad arrivare al grandioso progetto del parco «dantesco» del Monte Malo (Monte Mario, 1951, non realizzato), e a quelli per i giardini dell’EUR (1955-1961). E ancora: i progetti per il teatro all’aperto a Villa Celimontana (1926) e per l’ampliamento del Giardino Zoologico (1928), e i lavori di riorganizzazione del vivaio e delle serre di San Sisto Vecchio (1926-1927). Venticinque saggi, scaturiti da approfondite ricerche archivistiche dalle quali sono emerse documentazioni e testimonianze finora inedite, gettano nuova luce sulla figura e l’opera di de Vico sottolineandone ulteriormente le multiformi qualità professionali e le competenze operative, anche in relazione ai rapporti con il contesto culturale del suo tempo.