Sepolcro di Elio Callistio

Il sepolcro di Elio Callistio (popolarmente noto come Sedia del Diavolo) è un monumento databile alla prima metà del II secolo d.C. e situato nell’omonima piazza del quartiere Africano, a poche centinaia di metri da via Nomentana.

Il contesto attuale risente del processo di urbanizzazione che, a partire dagli anni Venti del Novecento e soprattutto negli anni Cinquanta e Sessanta, ha interessato l’area, mutando una fisionomia che per secoli aveva costituito uno degli esempi più caratteristici della Campagna Romana.

L’antica via Nomentana – che in questo settore corrisponde al percorso moderno – sin dall’epoca della sua costruzione era infatti particolarmente usata per la transumanza, come attestato anche dalla presenza dei simboli di Ercole, protettore delle greggi, sul vicino Ponte Nomentano sull’Aniene. Ancora nei decenni a cavallo tra Ottocento e Novecento, il sepolcro di Elio Callistio costituiva uno dei soggetti della Campagna Romana prediletti dagli artisti, ritratto solitario all’interno di un paesaggio naturale talvolta popolato di pastori con le proprie mandrie.

Proprio la frequentazione di pastori e viandanti contribuì al sorgere di una fama sinistra, con numerose leggende che in epoca medievale aleggiavano intorno al monumento, il cui aspetto diventava particolarmente suggestivo di notte a causa dell’accensione di fuochi al suo interno da parte di chi vi trovava riparo. Con il crollo della facciata, inoltre, la costruzione iniziò a essere chiamata “Sedia del diavolo” a causa dei resti che avevano assunto l’aspetto di un’enorme sedia con dei braccioli. La fantasia popolare continuò a essere attratta dal sepolcro per secoli, alimentandosi di storie che gli attribuivano proprietà soprannaturali.

Dal punto di vista architettonico, la Sedia del Diavolo rientra nella tipologia dei sepolcri “a tempio”, e si sviluppa su due piani.

La camera inferiore semisotterranea, accessibile attraverso una scala ricavata sotto il podio, presenta su ogni parete due arcosoli disposti simmetricamente, al di sopra dei quali sono cinque nicchie rettangolari e ad arco, sormontate da piccole finestre strombate. Il pavimento è in mosaico bianco. Le pareti, infine, sorreggono una volta a vela.

Non meno interessante la camera superiore: sulla parete di fondo si apre un'ampia nicchia, inquadrata da una edicola aggettante sorretta da due colonnine laterizie, il timpano è curvo e la calotta di stucco a forma di conchiglia. Nelle pareti laterali le nicchie sono rettangolari, sormontate da un timpano con il davanzale sorretto da mensole. La copertura dell'ambiente consiste in una calotta impostata su pennacchi angolari.

La facciata del sepolcro è interamente crollata mentre si conservano tre dei lati: esternamente il monumento appartiene al consueto tipo dei sepolcri laterizi, con paraste corinzie che inquadrano specchiature con finestrine rettangolari, sormontate da un fregio con mattoni di vario colore,.

A tutt’oggi l'attribuzione del sepolcro ad un certo Aelius Callistion, liberto di Adriano, appare controversa.

 

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