Dove siamo

L’attuale sede della Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali occupa l’importante palazzo con altana su piazza Lovatelli comprensivo del corpo di fabbrica in angolo con via dei Funari. Nel corso degli anni ‘90 viene realizzato, su progetto di un gruppo di lavoro guidato da Paolo Marconi, un importante intervento di restauro che, attraverso un’attenta rilettura critica delle sue strutture, ha permesso il recupero del complesso e la sua destinazione ad uffici.

I due edifici che ne fanno parte vengono edificati rispettivamente nel XVI e XVII secolo, sostituendo e in parte inglobando precedenti unità immobiliari medioevali affacciate sulla piazza, allora nota come piazza Serlupi, dalle proprietà della nobile famiglia romana che nel 1580 vi costruisce la sua residenza.

La storia dei due edifici è strettamente connessa con quella del vicino Convento di S. Ambrogio alla Massima, sorto sull’area dell’antico Portico di Filippo, cui appartengono dal XVII secolo. L’istituto monastico nel corso del tempo estende le sue proprietà su gran parte dell’isolato compreso tra via di S. Ambrogio, piazza Lovatelli, via di S. Angelo in Pescheria.

L’edificio, che si caratterizza come un’importante residenza famigliare della prima metà del cinquecento, comprende anche due interessanti ambienti decorati con affreschi e stucchi e conserva la sua struttura architettonica con l’altana ed il portale principale sulla piazza, nonostante abbia subito un intervento di restauro della facciata. Secondo i documenti questa, infatti, a causa di problemi statici, viene ristrutturata nel 1764 su perizia di Luigi Vanvitelli che ne caratterizza la superficie con la lavorazione a bugnato piatto. Sul fianco lungo via di S. Angelo in Pescheria è visibile l’aspetto originario dei prospetti con il finto bugnato inciso sull’intonaco ed i due stipiti a bugnato in rilievo a tutt’altezza.

Nel 1876, a seguito della Cessione dell’asse ecclesiastico, la proprietà del complesso monastico viene suddivisa tra il Comune di Roma, e la Congregazione dei padri Benedettini Cassinesi che officia la chiesa. Inizia pertanto un lungo periodo che vede all’interno degli ambienti comunali destinazioni diverse (scuole, archivi, uffici giudiziari) e conseguenti profonde modifiche strutturali all’impianto originario.

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