Acquedotto Claudio e Aniene Nuovo
Gli acquedotti Claudio e Aniene Nuovo iniziati a costruire nel 38 d.c. dall’imperatore Caligola, furono terminati dal suo successore l’imperatore Claudio.
Derivavano la propria acqua, così come la Marcia e l’Anio Vetus dall’alta valle dell’Aniene in una zona ricchissima di sorgenti sotto i monti della Prugna, nella catena dei Simbruini tra Agosta, Marano Equo e Arsoli.
I quattro acquedotti, una volta captata l’acqua alle sorgenti, seguivano la vallata dell’Aniene in direzione di Roma, giungendo all’altezza di Tivoli. Qui, dal momento che la costa montana creava un notevole rialzo di livello, invece di dirigersi direttamente verso la città percorrevano un lungo arco a mezzacosta dei monti Tiburtini e Prenestini in modo da mantenere una leggera e costante pendenza per consentire il naturale deflusso dell’acqua. Attraversata poi l’ampia sella formata dai rilievi collinari di Gallicano e di Colonna raggiungevano la costa dei Colli Albani e scendevano fino alle Capannelle, tra la Tuscolana e l’Appia Nuova, da dove poi volgevano verso Roma raggiungendola nel punto più elevato, a Porta Maggiore, da dove le acque si diramavano alle varie zone della città.
Le acque Claudia e Anio novus, dopo le piscine limarie ubicate al VII miglio della via Latina (corrispondente attualmente in una zona compresa tra via Anagnina e via Lucrezia romana all’altezza del casale di Gregna) iniziavano il loro cammino sopraterra con gli spechi sovrapposti, l’Anio Novus sorretto dal Claudio. Utilizzavano una comune struttura portante, costituita prima da una sostruzione continua e poi da una lunga serie di arcate su piloni di tufo che solamente in pochi tratti conservano le originarie caratteristiche poiché una serie di sottarchi e tamponature eseguite in varie epoche ne hanno modificato l’aspetto trasformandolo, a volte, quasi in una quinta muraria.
Con un volume d’acqua di 4607 quinarie pari a 184.000 mc nelle 24 ore il condotto della claudia raggiungeva Roma con in percorso di 69 Km, mentre l’Anio novus che aveva una capacità di 4738 quinarie cioè 190.000 mc nelle 24 ore la raggiungeva con un condotto lungo 87 km.