Percorso naturalistico - Primavera a Villa Borghese

Partendo dall'ingresso al Giardino del Lago all'altezza dell'Arco di Settimio Severo (via Madama Letizia), verso la fine di aprile o l'inizio di maggio, osservate l'entrata dell'imbarcadero coperta da una profusione di fiori color lillà chiaro. Sono i fiori della Paulonia (Paulonia tomentosa) un albero originario della Cina e venerato anticamente per i poteri quasi magici delle sue foglie cuoriformi e i frutti utilizzati per fare gli infusi contro l'invecchiamento della pelle.

Il botanico tedesco Englebrecht Kaemfer la scoprì in Giappone durante una spedizione finanziata dalla compagnia olandese delle Indie Orientali e la chiamò così in onore di Anna Pavlowna, la figlia dello zar Paolo I di Russia e moglie del principe olandese poi re Guglielmo II.

Proseguite seguendo la sponda del lago verso il viale centrale, via del Lago, passando sotto i rami bassi degli esemplari secolari di Magnolia grandiflora che producono la loro fioritura profumata partendo dalla tarda primavera. Si arriva ad un bellissimo esemplare di albero di canfora (Cinnamomum canfora), un albero proveniente dall'Asia che può arrivare ad un'altezza di 50 m.

Le foglie, spezzate, odorano di canfora. Alla vostra sinistra e a destra dall'altra parte del lago, ci sono tre esemplari di Cipresso calvo (Taxodium distichum) una conifera spogliante nativa delle palude della Louisiana e della Florida, chiamata anche "cipresso degli alligatori", per le sue nodose radici che, spuntando sopra il livello dell'acqua per assicurare lo scambio di ossigeno necessario per non marcire, creano un' isoletta dove gli alligatori vanno a riposare.

Girando lo sguardo in direzione della Fonte Gaia, notate un magnifico esemplare di quercia da sughero (Quercus suber). Continuando intorno al lago c'è un bellissimo esemplare di cespuglio sempreverde Coccolus laurifolius, originario dell'Himalaya ma largamente utilizzato nei parchi d'Italia per i suoi rami arcuati e ricadenti e le sue foglie lucide, simili all'alloro che hanno la peculiarità di avere tre nervature che le ha fatto guadagnare il nome comune di lauro trinervio.

Continuando, arrivate ad un maestoso Cedro del Libano (Cedrus libani). Da qui si può apprezzare uno degli alberi più antichi della villa, un leccio (Quercus ilex) che precede l'attuale giardino all'inglese, e faceva parte probabilmente della sistemazione seicentesca. All'epoca, il giardino si chiamava il "Piano Bello" o "Piano dei Lìcini", dal nome antico dei leccio, di cui il giardino vantava 800 esemplari.
Da qui scendete verso la Valle dei Platani, se preferite paesaggi più naturali, o risalite per il viale di Valle Giulia fino al tempio di Antonino e Faustina dove potete osservare, in maggio o all'inizio di giugno, lo spettacolo della fioritura di numerosi Ippocastani (Aesculus hippocastanum).

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